L’uomo nel paesaggio
Con Gianfranco Pannone
Scrittura per il documentario / dal 23 al 25 luglio / a San Nicola Arcella / 250 euro
“Non c’era più l’olmo davanti casa mia, ma il suo spirito era dentro di me.”
Bruce Springsteen
“Ancora oggi intorno al “cinema del reale” insiste il mito della realtà colta in flagrante. Se in questo c’è del vero, non va dimenticato che il documentario è anzitutto costruzione. Ecco che la scrittura si impone come un passaggio vitale.”
Gianfranco Pannone
Lo spunto iniziale
Partiamo da un film “faro”, Nanuk l’esquimese (1922). Nanook, ovvero il paesaggio ancestrale e l’affacciarsi prepotente della civiltà moderna. Robert Flaherty, che considero l’ultimo grande esploratore occidentale, il cineasta ex commerciante di pelli, indaga i mondi che scompaiono con l’imporsi della civiltà industriale, e va dove altri non vanno.
C’è una scena in cui lo stesso Flaherty sistema su un fonografo che ha portato con sé, un disco e lo fa sentire a un Nanook, che resta stupito da quella strana invenzione. È la prima volta che lui sente un suono venire da altro che non sia un essere umano o un animale o il vento. Ha davanti a sé qualcosa che fatica a comprendere, forse la considera persino diabolica; infatti è curioso, ma anche un po’ diffidente, e se non fosse che Flaherty è per lui un amico, è assai probabile che arretrerebbe.
Flaherty spegne il fonografo, solleva il disco e glielo porge. Nanook prende il disco, lo osserva e poi lo addenta, vuol capire di cosa è fatto quell’oggetto magico. Intorno a lui il bianco paesaggio di una landa desolata dell’Alaska, dove l’orizzonte si perde. E lì vicino l’igloo dove Nanook, “uomo-natura”, vive con la famiglia, per buona parte dell’anno lontano da tutti.
Come sarebbe mai arrivato a Nanook quel suono artificiale se non avesse incontrato Flaherty sulla propria strada? Dobbiamo sempre chiederci quanto pesi su di noi un paesaggio alla luce di quello che abbiamo visto e acquisito nel tempo.
Non credo che dopo la scoperta del fonografo la vita di Nanook sia rimasta la stessa. Quel suono che ha ascoltato, proveniente da un mondo che non è il suo, annuncia altri orizzonti possibili, altri scenari. Quel suono magico che ha sconvolto Nanook è destinato a cambiare la sua vita in modo irreversibile.
Obiettivi
Scrivere un documentario sembra un ossimoro, ma non lo è. Anche la sceneggiatura della fiction quanto più è solida tanto più permette al regista di muoversi con maggior libertà, di smontarne persino alcune parti. L’indeterminatezza, invece, quasi mai aiuta il regista a trovare un percorso più efficace. Piuttosto per il documentario si può parlare di scrittura aperta. C’è, tuttavia, un momento in cui il frutto della propria ricerca va raccolto in un passaggio che rappresenta anche un bilancio. Lo script o, più televisivamente, il dossier, sarà di sicuro utile al produttore o al broadcaster, ma è anche una verifica che serve all’autore per mettere ordine nella propria testa.
Prima lezione. Introduzione al documentario e riflessioni su l’uomo e il paesaggio. A seguire una persona di San Nicola Arcella racconta il paese, la sua storia, le sue caratteristiche più interessanti.
Seconda lezione. Primo sopralluogo in paese
Terza lezione. Discussione dell’esperienza e prime impressioni. A seguire introduzione alla scrittura del documentario
Fonti
Documentari
Sul Vulcano (Sul Vulcano: intervista al regista Gianfranco Pannone. | NAZIONE INDIANA)
Lascia stare i santi (Lascia stare i santi | Sky Arte – Sky)